LIGURIA OUTDOOR
LIGURIA OUTDOOR
La castagna ha avuto un ruolo strategico per la sopravvivenza di una larga fascia di gente che popolava la fascia appenninica della nostra regione.
Era lei, simbolo di una vita di stenti e povertà, custode di riti e consuetudini che cadenzavano la vita quotidiana delle persone.
L’opera dell’uomo non si limitava alla raccolta degli acheni ma era subordinata alla cura stessa degli alberi, per migliorarne la qualità e garantire una produzione costante.
In Liguria esemplari di castagno innestato si trovano a poca distanza dal mare, a quote altimetriche inferiori rispetto a quelle del suo vero areale. Se alla fine dell’Ottocento la fascia montana a ridosso del litorale era costituita per ben 2/3 da castagneti, il motivo è da ricercarsi nell’uomo che, a partire dal Medioevo, cominciò ad innestare selvatici di castagno per ottenere frutti più grossi e consistenti, se non addirittura operare messe a coltura vere e proprie per sostituire l’originale fascia di querceto e carpineto, certamente meno utile sul piano alimentare.
Da qui si comprende il perché intere generazioni di contadini hanno da sempre considerato il castagneto un bene inseparabile, l’ultimo da vendere in caso di necessità. Dato il ruolo fondamentale di questa cupolifera per l’economia e la sopravvivenza delle genti delle valli appenniniche, all’interno delle comunità, vigevano consolidate usanze per la tutela e lo sfruttamento del bosco.
Norme dettate dal tempo, e precisamente da quando i feudatari e i signori locali, attraverso Statuti, disciplinarono l’impianto e l’utilizzo del castagneto.
In alcuni documenti, recuperati da scafali impolverati di vetusti locali civici, si apprendono le regole stabilite per l’innesto di castagni selvatici e per la cura dei boschi.
Altre consuetudini erano invece dettate dallo spirito di collaborazione e di aiuto reciproco delle famiglie contadine.
Con il passare del tempo le esigenze delle persone sono cambiate, analogamente allo stile di vita, però è rimasto il piacere di camminare nei boschi per raccogliere le castagne, stare insieme con la famiglia e gli amici attorno al fuoco e sentire il crepitio delle caldarroste, come anche incontrarsi nelle piazze di paese in occasione delle sagre organizzate per la regina dei boschi.
E allora facciamoci guidare dai colori caldi autunnali e seguiamo più genericamente le tante vie delle castagne che risalgono e scendono dal nostro Appennino!
TREKKING IN LIGURIA
LA VIA DELLE CASTAGNE
CAMMINARE IN AUTUNNO di Enrico Bottino
Nelle valli dell’Appennino genovese l’autunno consente la riscoperta dell’incredibile patrimonio naturalistico e umano che questi territori mostrano agli escursionisti: un esempio su tutti è Canate di Marsiglia.
Vi si giunge lungo mulattiere da percorrere rigorosamente a piedi. Si attraversano castagneti inselvatichiti che nel secolo scorso erano fonte di sostentamento.
Qui, a Canate, nel 1951 la comunità contava 96 residenti. Ora restano solo lampioni aggettanti dalle vecchie abitazioni, viuzze e acciottolati dipinti dal muschio, scale impreziosite dall’ardesia, ringhiere in ferro battuto riccamente decorate e un bel trogolo per il fabbisogno di chi abitava in queste case (Località di partenza e arrivo: San Martino di Struppa / Difficoltà: E / Dislivello: 300 metri a salire e 500 a scendere / Tempo di percorrenza: 5 ore).
Da San Martino di Struppa si segue una pista ben segnata che supera i ruderi delle Case Tigui e un castagneto inselvatichito per poi giungere a Canate di Marsiglia. Dal villaggio “quasi” abbandonato, si segue un ripido sentiero che scende nella selvaggia valle del Consasca, fino al greto del torrente: lo si costeggia camminando lungo la presa laterale dello storico acquedotto di Genova che si raggiunge in prossimità del ponte-canale di Cavassolo. Descrizione completa dell’itinerario
Sempre nel Genovesato, in Val Pentemina, una frazione del comune di Torriglia, Péntema, conserva ancora suggestivi castagneti disposti sui fianchi del monte Prelà. Dal piazzale dell’affascinante borgo rurale s’imbocca una mulattiera a mezza costa, alla quale segue una ripida salita che lascia intuire il nome dei vecchi ricoveri rurali che si incontrano lungo la via, i “Casoni della scurtega” (Località di partenza e arrivo Pentema / Difficoltà E / Dislivello 450 metri / Tempo di percorrenza 4 ore).
La mulattiera lambisce la chiesetta di N.S. della Guardia e poi si prosegue verso la Costa delle Galline. Boschi di carpini e aceri di monte progressivamente lasciano il passo a castagni secolari. Dal passo del Colletto, raggiunta la cappelletta, una mulattiera perde quota verso i Buoni di Pentema fino a tornare a Pèntema. Descrizione completa dell’itinerario
Sempre all’interno del Parco regionale dell’Antola, si può percorrere l’Anello di Chiappa, agglomerato rurale che si trova all’estremità più alta della Valbrevenna, che grazie al suo isolamento stradale conserva innumerevoli tracce dell’antica civiltà contadina e pastorale (Località di partenza e arrivo Chiappa / Difficoltà E / Dislivello 300 metri / Tempo di percorrenza 4.30 ore).
Inizialmente si sale per fasce coltivate, superata la Cappelletta NS di Sacro Cuore i terrazzamenti megalitici avvertono della vicinanza dei Casoni di Lomà e di Giuàn. La mulattiera sale verso l’Antola, noi però dobbiamo perdere quota verso Lavazzuoli: lungo l’antica via s’incontrano i “casoni”, costruzioni con l’ossatura completamente in legno e il tetto, un tempo in paglia, ormai scomparso. Qui segnaliamo la presenza di un agriturismo (ristorazione e pernotto). Da Piancassina un sentiero di mezza-costa riconduce gli escursionisti a Chiappa. Descrizione completa dell’itinerario
Senza allontanarci dal bacino imbrifero dell’Alta Valle Scrivia, l’anello di Monte Reale si sviluppa all’ombra dei castagneti dove il frutto rappresentava una voce importante dell’economia contadina (Località di partenza e arrivo località Le Cascine, Ronco Scrivia / Difficoltà E / Dislivello 530 metri / Tempo di percorrenza 3 ore). Presso la cima dove sorge il Santuario di NS della Bastia, si prende il sentiero che scende a Minceto, uno dei tanti esempi di borgo agricolo dell’Alta Valle Scrivia. Una carrareccia attraversa la Costa della Bandia, all’ombra dei castagni che non impediscono interessanti scorci su Ronco Scrivia; giunti a Malvasi e Case di Matteo si torna a località Le Cascine. Descrizione completa dell’itinerario
Un’altra escursione suggestiva da segnalare è il Sentiero dei Castellani che permette anche di ammirare un capolavoro di architettura castellana ligure: il castello della Pietra (Località di partenza e arrivo Vobbia / Difficoltà E / Dislivello 180 metri / Tempo di percorrenza 2.30 ore). Il sentiero dai forti contenuti storici e culturali, come è evidenziato dalle carbonine e dai seccherecci che si incontrano, inizia presso un pannello didattico, in località Torre, a poche centinaia di metri da Vobbia. L’itinerario documenta lo stretto legame che c’era tra la popolazione e le risorse locali, rappresentate soprattutto dal castagno. L’achenio veniva raccolto in autunno e, fino agli anni ‘50, vigeva una vera e propria regolamentazione della “castagnadura”: in molti paesi il parroco annunciava la “banditura” e da quel giorno i proprietari dei castagneti, insieme alle “raccoglitrici” (alle quali spettava vitto, alloggio e un quintale di farina dolce) davano inizio alla raccolta. Descrizione completa dell’itinerario