LIGURIA OUTDOOR

 

Lontano dalla città possiamo riscoprire le radici della nostra storia!

L’Appennino ligure d’inverno offre silenzi che d’estate non si riescono nemmeno a immaginare. La stagione è quella giusta per spingersi nei boschi spogli e distinguere con maggiore facilità case e villaggi abbandonati, casoni e mulini inoperosi da anni, ponti in pietra malsicuri e testimonianze della civiltà contadina.

I paesi fantasma hanno una propria storia, tra i muri sbrecciati delle case sembra quasi di udire le voci e osservare le immagini del tempo che fu.

Venire a contatto con questi aspetti segreti dell’Appennino è semplice: basta seguire l’antico nodo viario della nostra regione, frutto d’intelligenza e raziocinio, per scoprire villaggi abbandonati  “fagocitati” dalla vegetazione e avviati al completo abbandono.

Una raccomandazione: non bisogna necessariamente infilarsi dentro le stanze delle case diroccate, anzi, l’accesso agli edifici pericolanti è pericoloso, se entrate lo fate a vostro rischio.


L’ESODO

A metà Novecento le nuove camionali accorciarono le distanze, avvicinando la gente alla città e allontanando i piccoli villaggi dal mondo reale, isolandoli sempre più, portandoli a un progressivo spopolamento. Un isolamento che oggi ha decretato irreversibilmente la morte di queste piccole entità territoriali. Anche le pesanti perdite in vite umane dovute alla guerra, il boom economico e le cambiate dinamiche sociali e culturali del Novecento, concorsero all’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali. I centri industriali e le grandi metropoli come Milano e Genova, contribuirono a questo esodo che si poteva spingere addirittura verso le Americhe. Molti villaggi finirono abbandonati, cominciarono a sgretolarsi, il silenzio divenne sovrano in mezzo ai monti.


LUOGHI DELLA SOLITUDINE

In Val Bisagno, l’Associazione Antica Traso ha ideato un anello ben segnato (circa10 km), chi inizia dalla chiesa di Traso e tocca Trapena Alta e Barego.


In Val Pentemina invece, ci vogliono occhi attenti per riconoscere i muri soffocati dalle sterpaglie delle case diroccate di Riola e Tecosa.


Sempre nel Parco dell’Antola, in Valbrevenna all’inizio del Novecento si contavano almeno una dozzina di mulini per macinare le castagne, oggi a malapena ne restano i ruderi: i più interessanti si trovano ad appena mezz’ora di cammino da Tonno. Il sentiero è ben segnato e si può realizzare un breve anello che passa anche da Casareggio (Località di partenza e arrivo: Tonno / Difficoltà: T / Dislivello: + – 150 metri / Tempo di percorrenza: 1.30 ore).


Sempre in questa suggestiva valle laterale destra dell’alto bacino dello Scrivia, segnaliamo l’itinerario che da Chiappa sale in quota verso i casoni di Lomà, che venivano utilizzati  nel periodo estivo per la fienagione e il pascolo degli animali, per poi scendere a Lavazzuoli e all’agriturismo Osteria del Sole (Località di partenza e arrivo: Chiappa / Difficoltà: E / Dislivello: + – 450 metri / Tempo di percorrenza: 4.30 ore).


Sulle pendici settentrionali dell’Antola, in lontananza s’intravedono le abitazioni diroccate di Reneuzzi, paese abbandonato che nell’Ottocento arrivò ad avere più di 200 abitanti, ridotti ad appena quattro nel 1960 e solo uno, Davide Bellomo, nel 1961. Ora nessuno. Questo villaggio che si trova sotto il versante nord del monte Antola, custode di un mondo ormai perduto, si erge con le sue rovine a imperioso monito sulla precarietà dei paesi dell’Appennino ligure.

Reneuzzi si può raggiungere dalla Val Trebbia, salendo al Passo Tre Croci, oppure, più facilmente, dalla Valle dei Campassi (Valborbera, AL), lungo il sentiero CAI nr 242 che tocca luoghi dimenticati, come Casoni di Vegni, Ferrazza e Reneuzzi (Località di partenza: Vegni, frazione di Carrega Ligure / Località e arrivo: Reneuzzi / Difficoltà: E / Dislivello: 300 metri / Tempo di percorrenza: 1.30 ore).


Le gambe sono l’unico mezzo di locomozione anche per raggiungere Costa di Soglio, ad appena 10 minuti da Soglio, frazione di Orero, in Val Fontanabuona.


Un impegno decisamente maggiore, circa 2 ore di cammino, richiedono invece i borghi di Arena Inferiore e Il Collo, nella valle del torrente Malvaro, con partenza da Alvari, frazione del Comune di Favale di Malvaro.


Se poi andiamo a spiare i magnifici interni affrescati e intonacati d’azzurro delle case di Scandolara e di Canate di Marsiglia, in Val Noci, possiamo renderci conto di come i nostri vecchi avessero anche gusto, nonostante mirassero soprattutto alla semplicità e utilità delle cose (Località di partenza e arrivo: San Martino di Struppa / Difficoltà: E / Tempo di percorrenza: 4.30 ore). Nelle vecchie abitazioni è come se il tempo non fosse mai trascorso: si possono ancora oggi trovare torchi, botti per il vino, scarponi chiodati, vecchi calamai di vetro, lumini ad olio, lanterne di latta annerite, mestoli, posate, ciotole, secchi.


Anche Cassissa, in Valle Vobbia, fa parte del nemmeno troppo ristretto club dei paesi abbandonati raggiungibili solo grazie ad antiche mulattiere e sentieri: il fascino è forte, vale la pena di andarci partendo da Marmassana (Località di partenza: Marmassana / Località e arrivo: Cassissa / Difficoltà: E / Tempo di percorrenza: mezz’ora circa).


Nel Parco del Beigua, lungo il suggestivo Sentiero Natura del Rio Gargassa, s’incontra la piccola frazione di Vereira, villaggio abbandonato che conserva i ruderi di un’antica vetreria.


Nel Parco delle Alpi Liguri, in alta Valle Arroscia il villaggio abbandonato di Poilarocca è protagonista di una bella escursione, impreziosita anche dalle stupende cascate dell’Arroscia. In un mondo prettamente contadino non mancano i seccherecci, antiche costruzioni adibite a ricovero per le castagne; le carbonine, piazzole pianeggianti allestite nei boschi per la produzione del carbone di legna; i casoni, costruzioni in pietra utilizzate per la fienagione e il pascolo degli animali nel periodo estivo (Località di partenza: Mendatica / Località e arrivo: Poilarocca / Difficoltà: E / Tempo di percorrenza: 2.30 ore).


All’atro capo della regione, nel Parco di Montemarcello-Magra-Vara, le case in pietra di Portesone vennero abitate sino al XVI secolo, prima del suo abbandono per un’epidemia di peste che costrinse gli abitanti a trasferirsi nella vicina Barbazzano, altra pittoresca rovina, già menzionata nel 981 in un diploma di Ottone II.


Ormai lo abbiamo capito: per entrare in completa empatia con la Liguria non è sufficiente occhieggiarla dal finestrino dell’automobile, bisogna camminare e visitare i villaggi fantasma, angoli di Liguria che costituiscono anche uno spaccato di storia del nostro Paese. Approfittate dell’inverno per visitare questi luoghi, nella stagione fredda la vegetazione che ha aggredito le mura, fagocitando interi paesi, è meno rigogliosa, quindi molte delle architetture rurali che si trovano nelle zone più sperdute dell’Appennino, sono più facilmente individuabili e avvicinabili.


ITINERARI



ANELLO DI PENTEMA

Torriglia (GE)

Le abitazioni di Pentema, strette attorno all’enorme chiesa, sono rimaste in totale isolamento fino a pochi decenni fa, tanto che ora rappresenta uno dei centri storici più tipici dell’intera Provinciaclicca qui - continua


CHIAPPA – CASONI DI LOMA’ – LAVAZZUOLI

Valbrevenna (GE)

Valle laterale destra dell’alto bacino del torrente Scrivia, la Valbrevenna, grazie al suo isolamento stradale, conserva ancora oggi innumerevoli tracce dell’antica civiltà contadina clicca qui - continua


MARMASSANA – CASSISSA

Chiesa di Sant’Eugenio (GE)

I villaggi fantasma sono al servizio della storia, quella storia raccontata dalle mute testimonianze delle case diroccate, dai muri di pietra soffocati dalle sterpaglie, da lavatoi e fonti nascoste dalla terra e dai rovi… Cassissa è uno di questi paesibba clicca qui - continua


VEREIRA (VALLE GARGASSA)

Rossiglione (GE)

Da Rossiglione, presso il ponte sul Gargassa, si prende il bivio per Tiglieto: dopo 3 chilometri si scende a sinistra verso l’impianto sportivo di Rossiglione, dove inizia il Sentiero Natura del Parco Regionale del Beigua clicca qui - continua


PORDESONE E BARBAZZANO

Tellaro (SP)

La configurazione del promontorio di Montemarcello, proteso sul mare, e la continuità con il sistema fluviale del Magra e del Vara, conferiscono un grande pregio naturalistico e architettonico a quest’area della provincia di La Spezia

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POILAROCCA E CASCATE DELL’ARROSCIA

Mendatica (IM)

Poilarocca fa parte del nemmeno troppo ristretto club dei paesi abbandonati raggiungibili solo grazie ad antiche mulattiere e sentieri: il fascino è forte, vale la pena di andarci per capire cosa fu la vita in queste valli interne dell’Imperiese. clicca qui - continua


CASONI DI VEGNI – FERRAZZA – RENEUZZI

Carrega Ligure (AL)

L’itinerario che attraversa la Valle dei Campassi, toccando Casoni di Vegni, Ferrazza e Reneuzzi, ripercorrere un viaggio immaginario intorno alla “civiltà del castagno”. clicca qui - continua


CANATE DI MARSIGLIA

Davagna (GE)

Canate di Marsiglia è un mondo a parte, ad appena un’ora da Marsiglia, due da San Martino di Struppa. Vi si giunge lungo mulattiere da percorrere rigorosamente a piedi. Si attraversano castagneti inselvatichiti che nel secolo scorso erano fonte di sostentamento.

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Testo e foto di Enrico Bottino 


TREKKING IN LIGURIA

PAESI FANTASMA E LUOGHI DEL SILENZIO