LIGURIA OUTDOOR
LIGURIA OUTDOOR
4 ITINERARI PER CAMMINARE
SANTORINI E THIRA
Itinerario in caicco, che permette l’approdo su quello che una volta era il nucleo centrale di Santorini e che oggi ospita due isolotti vulcanici: Nea Kameni, emersa tra il 1707 e il 1711, e Palia Kameni, sorta durante un’eruzione del 196 a.C.
SANTORINI E SKAROS
La natura vulcanica dell’isola si può toccare con mano lungo quest’itinerario che, sull’orlo del dirupo, lungo viuzze in pendenza, strettissime, a volte gradinate, offre emozionanti punti panoramici sull’Egeo e sul centro della Caldera, dove galleggiano cupe e nere, Paleà e Nea Kameni, antichi coni vulcanici sottomarini, oggi emersi e visitabili in battello.
ETNA
Sul fianco orientale del vulcano, in seguito al collasso dell’originario apparato craterico (parliamo di 100.000 anni fa!), fu partorito un cupo catino, impressionante visto dall’alto, non fosse altro che per le dimensioni della depressione: circa 7 km per 5 km di grandezza, con pareti che si elevano oltre i 1.000 metri di altezza.
STROMBOLI
La natura vulcanica dell’isola si può toccare con mano lungo questo itinerario che inizialmente sale lungo viuzze in pendenza, strettissime, a volte gradinate, e man mano che prende quota offre emozionanti punti panoramici sull’arcipelago delle Eolie, mentre l’ombra del cono del vulcano si proietta sul mare verso la penisola calabrese.
CAMMINARE ATTORNO AI CRATERI
Santorni, figlia del dio vulcano
Un mostro nero dormiente galleggia in mezzo al mare, stretto nell’abbraccio selvaggio, irreale, di Callisti, l’isola di lava meglio conosciuta come Santorini, venuta alla luce 3600 anni fa dallo scoppio del vulcano.
1456 a.C. Le case pendevano di qua e di là come culle di neonati. Un terribile terremoto le agitava, tanto che parevano canne al vento. Il mare ribolliva, la terra tremava, lingue di fuoco solcavano il cielo. Nuvole nere e densi vapori di zolfo venivano impietosamente sputate dall’Egeo. Il sole sparì per giorni e giorni. Un’ultima esplosione, la più violenta di tutte, quella del cratere, inghiottì miliardi di metri cubi d'acqua marina e con essa 84 chilometri quadrati di terra, fagocitata negli abissi incandescenti dell’Egeo. Di un’isola praticamente rotonda, Stronghylì (perché così si chiamava allora Santorini), con un diametro di 15 chilometri, non rimase che uno spezzone di terra annerita, a forma di mezza luna. La gente venne strappata al mondo dai fragori dei terremoti, soffocata dai gas tossici. Il boato si udì a miglia e miglia di distanza, dal Golfo Persico alle colonne d’Ercole, e immense montagne d’acqua corsero lungo il Mediterraneo centro-orientale per abbattersi come una scure sulle coste di Creta. Il maremoto segnò il tramonto della fiorente civiltà minoica, privata della sua flotta navale, terrorizzata da quella apocalisse, ormai mercé della ascesa di Micene. Quest'evento vulcanico sconvolgente venne assimilato alla catastrofe che colpì Atlantide e narrata da Platone, che poneva la mitica oltre le colonne d’Ercole, al di là del mondo conosciuto. Santorini, però, già faceva parte delle consapevolezze geografiche di Greci, Egizi, Fenici.
© Enrico Bottino
TREKKING IN LIGURIA
SPECIALE VULCANI