L’assenza di industrie rende la conca avetina la più alpestre delle Valli appenniniche liguri. Distensivi pianori erbosi vengono attraversati dai mormoranti rivoli d’acqua dell’Aveto, che rallenta la sua corsa al presentarsi del morbido paesaggio della Piana di Cabanne, antico centro di controllo doganale della val d’Aveto. L’acqua riprende a scorrere con vigore alle gole del Massapello, come anche negli inghiottitoi e nelle marmitte di Confiente, presso il quale l’Aveto affluisce nel Trebbia. Per 45 chilometri incantevoli rilievi si elevano alla sinistra idrografica del fiume: il monte Caucaso (1250 m), da dove sgorga l’Aveto, il monte Collere (1288 m), il Garba (11326 metri), l’Oramala (1522 m) e il monte Dego (1427 m). In verità i massicci più imponenti della valle si elevano nel settore orientale con: il monte Penna (1735 m), ai piedi del quale convivono felicemente l’abete e il faggio; il Maggiorasca (1804 m), il rilievo più alto della provincia di Genova; il monte Aiona (1701 m), dove va sottolineata la presenza di un vero e proprio gioiello botanico che è la Riserva Naturale delle Agoraie. I suoi laghetti di origine glaciale e le rare specie di vita sono posti sotto il rigido controllo del Parco Regionale dell’Aveto, con sede a Rezzoaglio. La Foresta Demaniale del monte Penna, grazie alla strada che unisce la Casa Forestale (1387 m) con il passo del Tomarlo, rappresenta il perno di un bellissimo circuito ad anello per praticare sci di fondo. Inoltre, in un territorio ancora integro e incontaminato, dove la tranquillità e il silenzio sono componenti fondamentali del paesaggio, le mucche Cabannine e il buon foraggio arricchito da erbe aromatiche, rappresentano il prologo del saporito e genuino formaggio di Santo Stefano d’Aveto
Testo e Foto © Enrico Bottino