L’orientamento est-ovest della valle è all’origine di ambienti estremamente differenziati, con il versante settentrionale ricoperto da folti boschi e quello meridionale, a solatio, punteggiato da insediamenti umani e contraffatto da megalitici terrazzamenti destinati alla coltura di ulivi e viti.
Opere antiche, testimoni della laboriosità contadina che ancora oggi sopravvive quando la cangiante oliva e il vitreo e trasparente acino sublimano nell’olio e nel vino. Prima che l’uomo contribuisse non poco al paesaggio attuale della valle, la natura si prese gioco del Graveglia, facendolo fluire parallelamente alla costa per più di 20 chilometri. Una corsa che ha inizio dalle falde meridionali del monte Zatta (1404 m), punto di confine fra le provincie di Genova, della Spezia e di Parma. Ed è proprio dall’alto dei monte Chiappozzo (1126 m) e monte Porcile (1240 m) che emerge la sensazione di transizione e di passaggio tra il più vasto mondo padano e il mare.
Il torrente Graveglia raccoglie le acque di modesti ruscelli, come il rio Statale e il rio Novelli, e poi l’affluente Chiesanuova a Conscienti; si unisce infine al Lavagna, presto Entella, che sfocia al mare presso Chiavari.
Ricordiamo infine che la val Graveglia espone nel museo Minerario di Gambatesa, ancora oggi tra le più importanti miniere di manganese in Europa, l’arte metallurgica e la vita del minatore, legata all’estrazione che si operava nelle località di Gambatesa, Reppia, Cassagna, Bardeneto, Molinello di Nascio, Scrava di Cassagna, tutto facenti parte del Comune di Ne
Testo e Foto © Enrico Bottino